Cultura

E' morto lo scrittore Daniele Del Giudice. Aveva 72 anni

E' morto lo scrittore Daniele Del Giudice. Aveva 72 anni
Critico, narratore, giornalista, consulente editoriale, l'autore di "Staccando l'ombra da terra" fu scoperto da Italo Calvino. Sabato avrebbe dovuto ricevere il premio Campiello alla carriera, ma non avrebbe partecipato alla cerimonia: era infatti malato da molti anni
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Sabato prossimo avrebbe ricevuto l’ultimo premio in ordine di tempo di una lunga serie di riconoscimenti: il Campiello alla carriera, nella città – Venezia – dove aveva scelto di vivere e dove, in una residenza della Giudecca, lontano dai turisti, nel silenzio dell’isola lunga di fronte a Zattere, ha trascorso gli ultimi anni di una grave malattia neurologica prima di andarsene questa notte, a 72 anni. Il riconoscimento gli verrà tributato ugualmente, come fanno sapere la fondazione Campiello e Walter Veltroni, presidente della giuria dei Letterati, sottolineando come il tributo a  "uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana contemporanea" non sarà un un premio alla memoria, ma piuttosto "un riconoscimento attuale per le storie e le parole che nei suoi testi ha scelto, per la loro qualità e per le emozioni che ha offerto ai suoi lettori. Daniele da tempo era stato inghiottito dal buio di una malattia cattiva ma il suo lavoro parla ogni giorno e ogni giorno regala agli altri pensieri, dubbi, bellezza. Per questo Venezia, la città che lo ha adottato, lo onora come merita. Per questo il Campiello lo ricorda con grande affetto e riconoscenza”.

Gli esordi

Nella sua carriera di scrittore - tenuto a battesimo da Italo Calvino, che nella quarta di copertina al suo esordio, Lo stadio di Wimbledon (1983) parlò di “un nuovo sistema di coordinate” - Del Giudice aveva sempre mantenuto una posizione insolita, anomala, non incasellabile in correnti letterarie e affine solo a se stessa, allo sguardo sul mondo del suo autore.

Nato a Roma, cresciuto per un periodo in collegio, si narra che avesse ricevuto dal padre, morto quando era ancora piccolo, una macchina da scrivere e una bicicletta: segni del destino, di un avvicinamento precoce alle lettere e di una sorta di ossessione (l’amico Ernesto Franco la chiamerebbe, come ha scritto in un lungo ritratto di Del Giudice per Robinson, una mania) per il movimento, lo spazio, le forme. Aveva cominciato a scrivere da giovane, senza terminare gli studi universitari, per i giornali. Si era trasferito a Milano, dove aveva lavorato per Paese Sera. Di Einaudi, la casa editrice che poi pubblicherà tutti i suoi romanzi, era stato giovane e brillante consulente editoriale. E del mondo dell’editoria e della letteratura aveva fatto lo scenario del suo primo romanzo, Lo stadio di Wimbledon, mettendo in scena un aspirante scrittore che a Trieste si mette sulle tracce dell'elusivo e geniale Bobi Balzen, l'intellettuale e studioso centrale nella creazione della casa editrice Adelphi cui anche Roberto Calasso avrebbe reso omaggio, molti anni dopo, con Bobi.

Le opere e il successo degli anni '80

Intorno a un'amicizia, tema ricorrente della sua poetica, ma anche intorno alla passione per il volo, così centrale per il pilota dilettante Del Giudice, e alla smaterializzazione e virtualizzazione dell'esistenza, ruota invece Atlante occidentale (1985), centrato sul rapporto tra il giovane fisico del Cern di Ginevra Pietro Brahe e l'anziano scrittore Ira Epstein. Nella letteratura di Del Giudice, c'è sempre in controluce, dietro l'analisi dei rapporti umani, l'acuta coscienza della fase storica: da uomo appartato e schivo, infatti, è stato un autore fortemente civile. Non è per prassi o vezzo editoriale dunque che la nuova edizione di Atlante Occidentale include il Taccuino di Ginevra, un resoconto di poco più di cinquanta pagine della visita che lo scrittore fece al Cern, nella città svizzera, nel 1984. In quelle pagine, Del Giudice sembrava già intuire come il futuro dell'umanità sarebbe stato caratterizzato da un cambiamento ontologico del nostro rapporto con gli oggetti, e come l'invasione della tecnologia avrebbe cambiato la nostra percezione del reale e del nostro stesso corpo.

Memoria e rapporto con le immagini sono il filo conduttore del romanzo che lo scrittore pubblica nel 1988, Nel museo di Reims. Nella storia di Barnaba, ex ufficiale di marina che sulla soglia della cecità si reca in un museo per cercare di afferrare per l'ultima volta la bellezza della pittura, e di Anne, la donna che gli descrive ciò che in realtà egli già non può più vedere, si riflette la capacità dello scrittore di evocare il nostro rapporto con il tangibile e sui suoi inganni.

Nel 1994 esce Staccando l'ombra da terra, romanzo composito che contiene sei storie dedicate al volo e che ha come nume tutelare un altro scrittore pilota, Antoine de Saint-Exupéry, precipitato al largo di Marsiglia nel 1944; nel libro c'è anche l'omaggio alla tragedia di Ustica, un capitolo importante dell'ultima fase dello scrittore. Oltre a pubblicare nel 1997 la raccolta di racconti Mania, infatti, Del Giudice scrive qualche anno dopo insieme a Marco Paolini I-TIGI, Canto per Ustica, lo spettacolo teatrale sul Dc9 Itavia che contribuirà a riportare l'attenzione sul mistero dell'aereo precipitato.

I premi

Poco avvezzo alle apparizioni pubbliche, Daniele Del Giudice ha ottenuto nel corso degli anni numerosi riconoscimenti fra i quali il premio Viareggio Opera Prima nel 1983, il premio Giovanni Comisso nel 1985, il premio Bergamo nel 1986, il Bagutta nel 1995. I suoi lavori sono stati pubblicati in varie lingue.