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Rame, transizione green e colli di bottiglia della produzione faranno da traino ai prezzi

Strategist e gestori prevedono una risalita del metallo rosso nel medio periodo. Ecco gli strumenti finanziari per aumentare l’esposizione sulle commodities della transizione energetica

di Vitaliano D'Angerio

(Adobe stock)

5' di lettura

Un investimento da cassettista. Dunque da medio-lungo periodo. Così è stato definito il rame. Il motivo? Sarà il metallo chiave della transizione energetica. Nel breve (sei mesi) invece comanda l’import cinese: Pechino finora è stato il più grande importatore soprattutto per il settore immobiliare. Il rallentamento dell’economia cinese ha frenato le quotazioni del rame che viaggia intorno a 8.300 dollari a tonnellata. Secondo alcuni strategist, sarebbe ora il momento di esporsi sul metallo rosso; il rame quindi, più del litio, altro metallo della transizione green che però negli ultimi due anni ha registrato un grande boom dei prezzi.

Le previsioni

Gli esperti di S&P Global Rating stimano nel 2025 un prezzo di 9mila dollari a tonnellata per il rame. Ma per il mercato sono previsioni conservative. È infatti previsto un forte gap fra domanda e offerta a metà decennio a causa della transizione energetica. «I metalli industriali sono di fronte a un incombente squilibrio tra domanda e offerta – conferma David Waugh, analista nel team quantitative & multi asset strategies della Sgr Neuberger Berman –. Le iniziative governative, come l’Inflation Reduction Act degli Usa, il RePower Europe e gli impegni per l’azzeramento delle emissioni in tutto il mondo, stanno aumentando il fabbisogno di metalli. Con l’accelerazione della transizione, prevediamo una crescita esponenziale della domanda».

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Per dare un’indicazione concreta, Waugh fa l’esempio del Cile: «La miniera di Escondida è la più grande miniera di rame del mondo, produce 1 milione di tonnellate di rame all’anno. Per soddisfare la domanda implicita negli attuali obiettivi net zero, stimiamo che il mondo avrà bisogno di una nuova miniera di Escondida ogni anno fino al 2030».

Qualità e colli di bottiglia

All’orizzonte però non vi sono grandi progetti di sviluppo minerario. E ne risente la qualità del metallo. «Cile e Perù sono il primo e secondo produttore al mondo di rame – ricorda Michael Palatiello, ad di Wings Partners Sim, società specializzata nei metalli –. Ma la qualità del rame sta peggiorando. Le miniere sono in fase di chiusura, al termine del loro ciclo produttivo che dura tra i 20 e i 30 anni. A livello internazionale non vi sono piani concreti all’orizzonte. Bisogna sottolineare che per tali progetti ci vogliono almeno 5-6 anni per arrivare a regime, quando va bene. In Mongolia, tra i siti produttivi di rame potenzialmente più importanti, sono quasi 20 anni che se ne discute».

Per Palatiello, i prezzi del rame sono destinati a salire: «Colli di bottiglia della produzione e transizione energetica causeranno un’impennata dei prezzi. Viene stimato in 15mila dollari a tonnellata il prezzo nei prossimi 3-4 anni».

Metallo multiuso

Il rame è considerato un metallo multiuso, sempre più centrale nell’industria. «Il rame è un pilastro della rivoluzione energetica verde – ribadisce Wang –. A differenza di altri metalli, ha una combinazione unica di duttilità e conduttività, che lo rende ideale per una serie di applicazioni, tra cui batterie, cablaggi, reti elettriche».

Sulla stessa linea Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia: «Il rame fa parte di quella lista di critical raw materials necessari per il processo di transizione energetica come litio, cobalto, grafite e nickel». E aggiunge: «Per i prossimi anni le nostre aspettative sono fissate per un possibile superamento dei massimi registrati nei primi mesi del 2022. Nel nostro scenario base, che prevede che il processo di transizione energetica non abbia ostacoli, ci aspettiamo prezzi del rame su livelli molto più alti rispetto agli attuali offrendo possibilità di investimento molto interessanti».

Come investire in commodity

Ma come si fa a realizzare una esposizione diretta sulle materie prime? Gli Exchange Traded Commodities (Etc) sono gli strumenti finanziari specializzati per chi vuole investire in tale ambito. Come gli Etf, sono scambiati su tutte le principali piazze finanziarie e consentono, a determinate condizioni che andremo a elencare, un ingresso nel mercato delle materie prime a costi contenuti.

Ancor prima di spiegare nel dettaglio come funziona un Etc, bisogna subito sgombrare il campo dalla “leva”: moltiplicare per 2 o 3 volte il guadagno o la perdita è tipico della speculazione. Per nostra tradizione ci rivolgiamo a lettori che utilizzano gli strumenti finanziari per creare un portafoglio e degli investimenti di medio-lungo periodo. Si può lavorare anche sul breve termine in chiave tattica. La leva invece è per i professionisti che sono consapevoli degli enormi rischi potenziali e sanno come utilizzare tali strumenti.

Replica fisica o sintetica

Il sottostante che l’Etc replica, in alcuni casi, può essere proprio la materia prima “fisica”. È il caso dell’oro per esempio. Per i metalli industriali come il rame, stoccare il metallo sarebbe invece un nonsense: ecco perché gli Etc sul rame (ma anche su litio, nickel ed altri metalli) sono a replica sintetica, ovvero il sottostante è dato da contratti derivati, i cosiddetti future. E qui si apre il capitolo del rolling ovvero del rinnovo dei contratti a scadenza, problema che ovviamente non si pone quando il sottostante è fisico (Etc physically-backed).

«La replica sintetica rende necessario il rolling dei future sottostanti – sottolinea Rocco Probo, analista dell’ufficio studi di Consultique e specializzato su Etc ed Etf –, ovvero la vendita del contratto future prossimo alla scadenza e l’acquisto del successivo. In condizioni normali, su lunghi periodi, questo effetto determina uno svantaggio, quindi la performance della materia prima sottostante si può allontanare dalla performance dello strumento». Quando il contratto in scadenza ha un prezzo inferiore a quello successivo, c’è un effetto negativo, noto come “effetto contango”. Di fatto la performance dell’Etc non collima con la materia prima sottostante.

L’offerta di Piazza Affari

Chi volesse muoversi sul rame o più in generale sui metalli della transizione come il litio, cosa può acquistare sul listino milanese? «Esclusi i prodotti a leva, sulla Borsa di Milano vi sono un paio di strumenti che consentono l’esposizione al rame e uno di questi protegge anche dal rischio di cambio visto che le materie prime sono scambiate in dollari Usa», ricorda Rocco Probo. Niente Etc sul litio, evidenzia l’analista «in compenso ce ne sono di quelli focalizzati sul tema dei metalli utilizzati per le batterie o, più in generale, sulla transizione energetica. In entrambi i casi sono presenti rame e litio, con una maggiore esposizione sul metallo rosso». Il rame è nello specifico presente con percentuali vicine al 20% contro lo 0,3% del litio.

Portafogli

Scelte tattiche o di lungo periodo? Invece del fai-da-te meglio sempre rivolgersi a un esperto o a un consulente. E comunque, in ottica di diversificazione, la percentuale di materie prime deve essere minima. Occhio poi alle sovrapposizioni: verificare se in portafoglio vi siano fondi o Etf che già investono in aziende direttamente (estrazione mineraria) o indirettamente esposte sulle commodity. I questi casi si rischia di aumentare, in modo inconsapevole, la percentuale di investimento in materie prime.

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