Gherardo delle Notti. Le luci del pittore olandese Gerrit van Honthorst agli Uffizi

Gerrit van Honthorst, Adorazione dei pastori, olio su tela, cm. 169,2x211,8, Germania, collezione privata, 1616-17. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Adorazione dei pastori, olio su tela, cm. 169,2×211,8, Germania, collezione privata, 1616-17. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst (Utrecht, 1592- 1656), pittore originario dei Paesi Bassi, colpito dall’incontro con la scena artistica di Roma, si può essere incluso tra i pittori caravaggeschi. La pittura a lume di candela nel Seicento divenne un genere apprezzatissimo e anzi assunse una collocazione di punta di diamante presso i collezionisti altolocati, la committenza si soggetto sacro e, in seguito, nel secolo successivo, fra gli artisti riuniti nelle Accademie di Belle Arti delle fervide città delle corti europee ed anche richiesta dalla borghesia ricca, che andava fondandosi e strutturandosi anche nei gusti, tenero sempre un occhio ai buoni investimenti.

Siamo abituati a guardare un quadro dando la prelazione intellettiva a disegno e colore. Nelle opere pittoriche, nella pittura ad olio il terzo elemento da focalizzare, entrato prepotentemente nell’arte dopo l’avventura di Caravaggio è la luce. La luce non l’ha “inventata” Caravaggio. Caravaggio è un ottimo direttore della fotografia.

Spot di luce che nella composizione indirizzano l’occhio su personaggi e dettagli.

La materia pittorica può essere trattata dall’artista in moltissimi modi, per sfumature per esempio o per chiaroscuro, quest’ultima tecnica è un effetto artistico di luce che consiste nel dare risalto alle immagini tramite la definizione di luce ed ombre sulle superfici dipinte, sovrapponendo appunto tonalità chiare e scure (Wikipedia). Il chiaroscuro permette di conservare il colore ma rendere l’idea del buio, concentrandosi nella resa della luce proprio nel confine in cui essa diventa ombra.

La luce nell’arte è una questione seria.

Certamente non esauribile con classificazioni tecniche. Mentre in teatro, nel cinema, in architettura il metodo per gestire un occhio di bue, l’esposizione di una scena, la profondità degli spazio, il pittore concentra tutta la sua capacità in una bidimensionalità insidiosa e stuzzicante: una bella sfida!

La luce è “cosa naturale” e “cosa innaturale”. Naturale: di natura, spontaneo. Innaturale:  strano, anormale, eccezionale, insolito, sconosciuto, estraneo, soprannaturale, finto, fittizio, insincero, forzato, sforzato, artificioso, artefatto, caricato, studiato, ricercato, voluto.

Il trattamento della luce manipolabile cambia tutto.

Entro in una stanza sconosciuta buia, oscurata da tende pesanti, sento incertezza. Viene accesa una a lampada, un angolo prende vita, un antico tavolino decorato espone piccole deliziose miniature, sento sorpresa. Si accende un’applique a muro tra due dipinti barocchi figurali, sento curiosità. La stanza si scalda e prendo familiarità. Gli angoli che ancora restano in penombra delineano gli spazi e mi sento attratto. Si spengono tutte le luci. Il buio è diverso. Accendo una candela…emozioni ancora nuove!

Ho esplorato la stanza secondo le intenzioni di chi gestiva gli interruttori. Poi la esploro con la mia candela. La stessa camera illuminata dal sole è diversa.

Il potere della luce è immenso.

Siamo esseri umani che dipendono dal sole e siamo anime o intelletti che scelgono di definirsi attraverso la dose di luce che assumiamo. Suona forse come stessi parlando di droga?

Gli artisti, che si spingono sempre oltre, conoscono bene le dipendenze.

Honthorst è diabolico quando mette la luce nella pancia di Gesù Bambino nella mangiatoria.

Il risultato è divino. Apollineo e dionisiaco si sincronizzano.

Honthorst si diverte a sorprenderci ed, io, sorpresa, mi diverto! “Come gli è venuto in mente?” E’ geniale. Stimoli culturali, modelli artistici, ispirazioni naturali, tecnica, qualità da grande artista, creatività..forse una tegola gli è caduta in testa. Il perché e il come si eclissa di fronte al “je ne sais quais”. Qui, all’incirca, penso stia “un certo non so che” che distingue un Old Master Painter da un Painter.

Allestire una mostra di Gerrit van Honthorst dentro gli Uffizi è una scelta che sovraccarica il visitatore. 50 opere in coda ad altre centinaia tramortisce. Usare il soprannome traslitterato, se pur storico, di Gherardo delle Notti, intuizione di per sé creativa, aggiungendo il sottotitolo “quadri bizzarrissimi e scene allegre” mi lascia con alcune perplessità. Chi conosce Gherardo e non Gerrit, ovvero attirato da un nome italiano e da un attributo intrigante, delle Notti, potrebbe non dare sufficiente attenzione e persino dimenticare che si tratta di un artista olandese che soggiornò a Roma per motivi di studio senza perdere per questo la sua fortissima identità nazionale. Che sia Lanzi, che studiò presso i gesuiti, fu abate e professore di greco, a fine Settecento a definire questi quadri “bizzarrissimi” con giudizio stilistico e morale. Che i dipinti di Gerrit van Honthorst siano tutti “strani e goderecci” mi sembra escludere i moltissimi a soggetto sacro, mai contrastati o respinti dalla committenza, come invece fu per Caravaggio. Leggo una certa spersonalizzazione, scientificamente parlando, dell’artista attraverso la sottrazione del cognome in una mostra monografica. E’ un piccolo sforzo memorizzare “Gerrit van HONTHORST”.

Il margine tra essere creativi come dei pubblicitari per attirare anche i visitatori più di digiuni di storia dell’arte ed andare fuori tema riguardo al rigore storico artistico, a mio parere, è molto labile.

Il catalogo della mostra presenta i medesimi problemi, ma è un buon testo monografico di riferimento. Gherardo delle Notti. Quadri bizzarrissimi e cene allegre, a cura di Gianni Papi, Catalogo della Mostra agli Uffizi, Firenze 2015.

L’attentato di Via dei Georgofili che nel 1993 colpì gli Uffizi devastò lo scalone della Galleria, dove era collocata dal 1973 l’Adorazion dei Pastori. Lo scoppio della ombra provocò un’onda d’urto tale da scuotere la tela di Honthorst, tartassando la di polvere e frammenti, lasciando miracolosamente dei brani ancora leggibili sulla grande tela. La storia ci ha abituato a questi tragici eventi. Il lavoro di molti volontari e professionisti ha ripristinato una condizione normale controllabile..come dopo ogni guerra. In mostra una proiezione sull’opera stessa integra le parti mancanti. Le 50 opere di Honthorst sono arrivate a far compagnia al “reduce di guerra”.

Per quanto mi riguarda, io “vado a vedere coi miei occhi”. Guardo i dipinti. Gerrit van Honthorst è lo stesso che ho studiato e apprezzato..anzi di più. Mi piace, mi è sempre piaciuto e mi piace nonostante tutto.

Gerrit van Honthorst fu il più grande e acclamato fra i pittori olandesi che giunsero a Roma nei primi due decenni del Seicento, attirati dall’affermazione della rivoluzione caravaggesca. Nel corso degli anni italiani il suo stile raggiunse vette di virtuosismo nelle scene a lume notturno (da qui il soprannome Gherardo delle Notti). Divenne il pittore preferito dell’ordine carmelitano e fu ricercato da collezionisti come il Marchese Vincenzo Giustiniani e il granduca di Toscana Cosimo II. E’ proprio grazie all’interesse di Cosimo che Firenze possiede tre opere di soggetto conviviale che il pittore eseguì in Italia, decisive per lo sviluppo di tali composizioni: “quadri bizzarrissimi e cene allegre”, secondo l’espressione poi usata da Luigi Lanzi. Anche l’ambasciatore mediceo a Roma, Piero Guicciardini, gli commissionò una pala per la propria cappella nella chiesa fiorentina di Santa Felicita: l’Adorazione dei pastori, vittima nel 1993 dell’attentato mafioso ai danni degli Uffizi.

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Gerrit van Honthorst was the greatest and most highly acclaimed of the Dutch painters who came to Rome in the first two decades of the Seventeenth century, drawn by the success of Caravaggio’s revolution in painting. During his years in Italy Honthorst achieved peaks of excellence in the depiction of the nocturnal scenes (whence his nickname Gherardo delle Notti). He became the the Carmelite’s order favorite painter and his work was prized by such collectors as as Marchese Vincenzo Giustiniani and Grand Duke of Tuscany Cosimo II. It is thanks to Cosimo’s interest that Florence holds the three pictures on a convivial theme which Gerrit painted whilst in Italy and which were to play a crucial role in the development of this genre of “most bizarre paintings and merry suppers”, as Luigi Lanzi described them. Piero Guicciardini, the Medici ambassador in Rome, also commissioned an altarpiece from him for his chapel in the church of Santa Felicita in Florence, an  Adoration of the Shepherds, which was destroyed in a Mafia car-bomb on the Uffizi attack in 1993.

I confronti da fare sarebbero moltissimi. Ho scelto di riservarmi di inserirne alcuni in seguito.

Il riferimento per la pittura in di Notte è Jacopo da Ponte, detto Jacopo Bassano (1510 c.a – 1592), le cui splendide ambientazioni notturne anticipano il Seicento nel trattamento naturalistico della luce, innesco di un gioco che esce e rientra nel naturale accendendo candele, aprendo finestre, filtrando raggi solari e mistici. 

Mi vengono in mente anche la Statua della Notte di Michelangelo sulla Tomba Medicea (sul concetto della Notte), la Cena in Emmaus di Caravaggio (la convivialità delle taverne romane), Giovane con una lanterna di carta nel Museo Nazionale di Varsavia di Martin Ferdinad Quadal (Per gli sviluppi del genere “a lume di candela” nella “pittura di genere” nel Settecento. Monografia ragionata a nome della scrivente in attesa di pubblicazione).

Gerrit van Honthorst, Cena con sponsali, Firenze, Uffizi, olio su tela, cm. 138x203. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze, 1613 circa. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Cena con sponsali, Firenze, Uffizi, olio su tela, cm. 138×203. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze, 1613 circa. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Compagnia allegra (Il figliol prodigo), olio su tela, cm. 130x196, Monaco di Baviera, Alte Pinakothek, 1622. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Compagnia allegra (Il figliol prodigo), olio su tela, cm. 130×196, Monaco di Baviera, Alte Pinakothek, 1622. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, San Francesco in estasi, olio su tela, cm. 100x77, Cosenza, collezione Banca Carime, 1614-15. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, San Francesco in estasi, olio su tela, cm. 100×77, Cosenza, collezione Banca Carime, 1614-15. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Negazione di San Pietro, olio su tela, cm. 150,5x198,2, Rennes, Depositi del Museo del Louvre a Rennes, 1616-17 Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Negazione di San Pietro, olio su tela, cm. 150,5×198,2, Rennes, Depositi del Museo del Louvre a Rennes, 1616-17 Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Orfeo, particolare. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Orfeo, particolare. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst. Orfeo, 1615-16. Olio su tela, cm. 179x165, Napoli, Palazzo Reale. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst. Orfeo, 1615-16. Olio su tela, cm. 179×165, Napoli, Palazzo Reale. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Cristo nell'orto degli ulivi. Olio su tel, cm. 113x110, San Pietroburgo, Ermitage, 1614-15. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Cristo nell’orto degli ulivi. Olio su tel, cm. 113×110, San Pietroburgo, Ermitage, 1614-15. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Sant'Agostino di Canterbury, olio su tela, cm. 154x147, Genova, Museo di Palazzo Reale, 1617-18. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Sant’Agostino di Canterbury, olio su tela, cm. 154×147, Genova, Museo di Palazzo Reale, 1617-18. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Adorazione dei pastori, danneggiata nell'attentato di Via dei Georgofili nel 1993, olio su tela, cm. 338,5x198,5, Firenze, Uffizi, proiezione di restituzione. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Adorazione dei pastori, danneggiata nell’attentato di Via dei Georgofili nel 1993, olio su tela, cm. 338,5×198,5, Firenze, Uffizi, proiezione di restituzione. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Adorazione dei pastori, olio su tela, cm. 169,2x211,8, Germania, collezione privata, 1616-17. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

Gerrit van Honthorst, Adorazione dei pastori, olio su tela, cm. 169,2×211,8, Germania, collezione privata, 1616-17. Mostra Gherardo delle Notti agli Uffizi di Firenze. Foto Safarik Art Magazine

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