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Andrea Zanzotto è stato davvero il “Genius Loci” maggiore del nostro Veneto, poeta locale e universale insieme, uomo dalle radici ben piantate e al tempo stesso dall’apertura mentale e culturale verso ogni orizzonte

“Non si spegnerà la voce di Andrea Zanzotto, mancato a novant’anni appena compiuti e meravigliosamente spesi. Resteranno le sue parole, in pagine e versi fra i più alti del Novecento e di questo inizio di millennio, e resterà il ricordo della sua umanità ironica e mite, della sua profondità intellettuale.

Zanzotto è stato davvero il “genius loci” maggiore del nostro Veneto, poeta locale e universale insieme, uomo dalle radici ben piantate e al tempo stesso dall’apertura mentale e culturale verso ogni orizzonte. Un critico lucido del “progresso scorsoio” che degrada e strangola il paesaggio e l’anima del nostro territorio e del nostro tempo e un difensore tenace e consapevole di ciò che, qui e ora, resiste a queste derive e rigenera la vita, la natura, la cultura.

Di Venezia, in particolare, è stato un amico fedele e un interprete critico e appassionato, consapevole dell’impatto snaturante che la modernità le infliggeva e solidale e partecipe dello sforzo della città di non farsi stravolgere, della sua lotta per non perdersi definitivamente. In questo senso, Zanzotto, uomo della Marca e della sua Pieve, è stato anche un autentico, un grande, un estremo veneziano. La città, come ha saputo in questi suoi anni ultimi e gloriosi, festeggiarne e celebrarne la lunga vita, saprà degnamente ricordarlo.”

Gianfranco Bettin

Venezia, 18 ottobre 2011

da Città di Venezia – Bettin: “Zanzotto: genius loci del Veneto, e grande, estremo veneziano nell’anima”.

Anche Massimo Cacciari ricorda con una toccante testimonianza una duplice dimensione di Zanzotto – «il male di vivere e il bene di scrivere, perché Andrea era la resistenza del linguaggio» – e poi chiarisce, senza se e senza ma: «Non esiste poeta che nella sua vita e nella sua opera non abbia a che fare con la religiosità o altri temi universali. Ma onestamente non vedo alcuna traccia o ipotesi verosimile per parlare di una conversione di Andrea Zanzotto». Eppure che per Zanzotto lo spirito e la fede fossero temi centrali nella sua riflessione quotidiana, lo conferma non solo la rivisitazione critica della sua opera ma anche Luciano De Giusti, docente di Storia del cinema e di Teorie del linguaggio cinematografico all’università di Trieste, che ha appena pubblicato per Marsilio un originale volume su Zanzotto, Il cinema brucia e illumina. Intorno a Fellini e altri casi. Ora De Giusti ricorda, con garbo: «Certo che c’era un interesse di Zanzotto verso i temi religiosi. Posso confermarlo dopo una frequentazione di quarant’anni e assidua proprio per la stesura del volume da me curato. Di più. Andrea era onnivoro, s’interessava a tutte le forme di conoscenza, dalla scienza ad altre discipline meno razionali. Per quanto riguarda il suo rapporto con il cinema – riflette lo studioso – le rivelo un retroscena emblematico su Zanzotto e la religione. Il poeta espresse un forte rammarico verso Pier Paolo Pasolini che come ultimo suo film avrebbe dovuto fare san Paolo e non Salò. Anche questo è un indizio dell’interesse del poeta per la religione, vissuto, e ci tengo a sottolinearlo, sempre con un forte spirito laico che del resto lo ha accompagnato per tutta la vita».

da: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2011/20-ottobre-2011/andrea-zanzotto-parola-dio-1901881010620.shtml

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