BIBLIOTECA DI AREA UMANISTICA - SIENA

Vasco Pratolini

Vasco Pratolini

Vasco Pratolini

Galleria

Piazza Adriana, 12/12
Roma, 25 [novembre ’41]

Carissimo Sandro,
[…] Se accetti una mia persuasione, io ti dico, così come l’ho detto e ripeto a me (e per quanto “estrinsecamente” i nostri resultati letterari possano apparire distanti, e diverse letterarie educazioni io credo che la cosa valga anche per te, perché di comune con te io sento quel dato di umanità, capicità di soffrire fisicamente, e dolore di dover risalire alle proprie ragioni umani prima che intellettuali, vincere come uno scoglio di autodiffidenza, di complesso di minorità [segreto, epperò confessabile a tu per tu col proprio sogno e col proprio cuore] per giungere alla poesia); io ti dico: “Sandro, fidati ormai completamente di te stesso, non aver paura di sbagliare, accetta anche la mossa alla parola che giudichi più corrotta umanamente se questa ti porta un’illuminazione, l’immagine della quale avverti l’urgenza. […] Quando ci vedremo! Io dispero, per molto tempo ancora.
Scrivimi.
Ti abbraccio, tuo V.

Vasco Pratolini, Lettere a Sandro, Firenze, Polistampa, 1992, pp. 63-64

 

29 notte (novembre ’41)

Vasco, carissimo,
ho da te una lettera memorabile, parole che mi dureranno nel cuore, finché questo cuore sarà abitato dalla giovinezza. Il tuo ardore mi penetra ogni fibra di quella che in me, di questi fatti di cui mi parli, è coscienza ormai fredda, ravvivata rarissimamente da qualche scintilla di entusiasmo. È così come dici per me. Con in più il senso delle cose che mutano, d’intorno, irreparabilmente, senza che nulla si possa fermare.
Sento la forza della tua voce, quel fuoco che non ci possiamo comunicare e che appunto per questo ci attira. Questo è quello che avviene scambievolmente, ma dentro di noi? La nostra esistenza è dominata dalla volontà. E se per la realtà, per l’esistenza vera, è ancora (crediamolo!) troppo presto, certo però è troppo tardi per qualsiasi scienza. Vasco, Vasco, perché gli uomini non possono arrivare ad intendersi? […]

Riguardo al mio lavoro, non voglio illuderti, c’è qualche programma, ma di genere pratico e materiale.
Così, per ora.
Addio; tiemmi informato delle nostre piccole questioni, e più, soccorrimi, come oggi, con la tua forza.
Un abbraccio da tuo S.

Alessandro Parronchi, Lettere a Vasco, Firenze, Polistampa, 1997, pp. 17-18