L’interno della Chiesa di S. Agata

Le opere d’arte nella Chiesa di sant’Agata in Trastevere sono di vari artisti. In forza del restauro che si concluse nel 1710, la maggior parte di queste opere, particolarmente quelle architettoniche e decorative, appartengono al secolo XVIII e costituiscono un insieme, fatto di equilibrio e di gentilezza. Più che la produzione dei pochi singoli artisti è da considerare l’insieme della chiesa che ha realmente un senso unitario costituendo, in definitiva, una pregevole cappella degna della più importante Arciconfraternita romana.

LA FACCIATA
E’ opera di Giacomo Onorato Recalcati (1710).
Notizie su questo architetto sono in un manoscritto conservato nella chiesa di Santa Maria in Trastevere della quale fabbriceria(*) il Recalcati fu architetto. Questi iniziò, in detta chiesa, la cappella dedicata a santa Francesca Romana. La facciata è a due ordini: in quello inferiore, composito, la parte centrale, leggermente aggettata, è rafforzata da lesene(**) raggruppate; il timpano sulla porta è composto da linee curve che si spezzano e si incastrano come disegnate da una tormentata matita. Ma la bizzaria si accentua, potremmo anche dire, eplode, nel gran finestrone dell’ordine superiore, ionico, ovale e sorretto ai lati da grandi ali come gli angeli che armonizzano con le palme della sottostante grande tabella costruita da linee curve e accartocciate. Anche le volute ai lati del timpano terminale hanno un movimento sinuoso, quasi protesta alle linee, seccamente diritte del timpano. E’ l’opera di un artista che dovette ammirare il Borromini, sentì il senso gentile del suo tempo, ed ebbe capacità plastica nella copiosa decorazione.

(* Istitu

to che gestisce quei patrimoni ecclesiastici i cui redditi sono destinati principalmente alla manutenzione degli
edifici di culto.)
(** Porzione di pilastro poco sporgente da una parete, con funzione esclusivamente decorativa.)

L’INTERNO

Ha un’unica navata, proporzionata nelle sue misure, con tre cappelle per lato, aventi valore prospettico e corrispondenti nelle loro file alle suddivisioni laterali della facciata. La volta della navata e quelle degli altari sono a botte. Il cappellone è poco profondo e notevolmente alto. Continua in quest’interno e particolarmente nelle pareti e nella volta, la decorazione che abbiamo visto sulla facciata.


Essa ammorbidisce i piani e rallegra lo sguardo. Domina, come sempre, la linea curva. Il pavimento è in lastre di marmo bianco di Carrara e di Bardiglio, per l’altare maggiore è stato usato il giallo di Siena e il rosso antico.

 

 

LA VOLTA

Tra i disegni ornamentali con figure di angeli e medaglioni è “L’Assunzione” di Girolamo Troppa. La posizione di questo e degli altri affreschi del Troppa, nella chiesa non consente l’acquisizione di un preciso giudizio sull’opera di questo artista nato nel 1636 a Rocchetta Sabina e ancora vivo nel primo decennio dell’anno successivo. Il Lanzi dice di lui: “Del cav. Girolamo Troppa udii, che fosse scolaro del Maratta. Suo imitatore, fu certamente e felice molto”. 

Suoi lavori, che meglio possono farlo conoscere, si trovano a Roma: in san Carlo al Corso, dove nella terza cappella a destra la “Vergine col Bambino” rivela le sue buone qualità; a santa Croce alla Lungara e a santa Maria del Suffragio. Eseguì anche la decorazione del Palazzo Carrara di Terni, ed una sua opera, a conferma della notorietà raggiunta, fu portata a Copenaghen. La capacità d’imitazione del Maratta è evidente nella figura della Vergine che chiara nei colori, bella nel viso regolare secondo i canoni della scuola ascende nella luce del Paradiso.

 

PRIMO ALTARE A DESTRA

Pala: “San Michele Arcangelo” opera d’ignoto del secolo XVIII. Si tratta di un lavoro “asciutto” ma nella figura abbattuta del demonio si palesa chiaramente il senso dell’indefinito, caratteristico del secolo precedente, poiché la massa informe di Satana è rivelata, sinteticamente, dalla mano aperta di spasimo. Sotto riquadro: “San Pio X” opera contemporanea di Giuseppe Bevilacqua, quivi posta per ricordare le benemerenze di questo pontefice per la chiesa e particolarmente per l’Arciconfraternita.


PRIMO ALTARE A SINISTRA

Pala “la Madonna appare a san Gregorio II”, di D. Monastello opera del secolo XVIII.
Il quadro dà l’opportunità di ricordare il papa che avrebbe fatto erigere la chiesa. Composto il papa nelle copiose vesti; bello il motivo, a sinistra in basso, dei due putti carnosi, sommariamente disegnati, che reggono il libro leggermente sfogliato.

 

SECONDO ALTARE A DESTRA

         Nella nicchia vi è una statua del S. Cuore di Gesù.

 

SECONDO ALTARE A SINISTRA

Pala “Apparizione della Madonna a sant’Antonio da Padova e ad altri santi”. Quadro d’ignoto, debole e mielato del XVII-XVIII secolo. Il 9 aprile del 1954, mentre si stava predisponendo il Sepolcro, il quadro che era su quest’altare bruciò e al suo posto fu collocato quello che oggi si vede. In precedenza v’era una pala raffigurante “l’Apparizione della Madonna ai santi Filippo Neri e Luigi Gonzaga”, di autore ignoto del secolo XVIII.

 

 

TERZO ALTARE A DESTRA

Pala: “La Madonna del Rosario tra i santi Domenico e Caterina” di Biagio Puccini, pittore nato a Roma nel 1675 e morto in questa città nel 1721. Fu ammesso nella Congregazione dei Virtuosi del Pantheon nel 1713. E’ quindi un pittore essenziale del secolo XVIII e fu sopratutto un buon pratico nel mestiere. Qui a sant’Agata è ben rappresentato. Eseguì a san Bonaventura (o santa Croce dei Lucchesi) la “Immacolata” nella seconda cappella destra; a santa Caterina a Magnanapoli, il “san Domenico” nella terza cappella a destra; a sant’Eustachio il “San Giuliano con la Madonna” in uno dei laterali della prima cappella a sinistra; a san Paolo della Regola fece degli ovali, a santa Brigida. In questo quadro sono visto appariscenti gli abiti dei due Santi mossi come da vento in grandi pieghe. Felicemente vivace il Bambino.

 

TERZO ALTARE A SINISTRA

Pala “Il Crocifisso” con ai piedi la Vergine, la Maddalena e san Giovanni evangelista, pittura di Biagio Puccini. Irrealistica la luce che emana dal Cristo. Le due donne e l’evangelista hanno mosse teatrali; particolarmente quest’ultimo che tende le braccia come nell’attesa di ricevere il Cristo. Una certa ricchezza cromatica è nella figura piegata in umiltà, della Maddalena.

 

 

 ALTARE MAGGIORE

L’imbuto contiene un affresco, scarsamente visibile, del Troppa.

 

 

LA PALA D’ALTARE 

La pala, di notevoli dimensioni: “il Martirio di Sant’Agata” è opera di Biagio Puccini.
Nel centro è la martire Agata in posa di torsione: evidente il seno per rispondere alle esigenze iconografiche. Il quadro è popolato di figure poste a piramide. In contrasto con la parte superiore dove il cromatismo è diffuso, in quell’inferiore “sbattono” evidenti macchie rosse, verdi e azzurre. Interessanti sono alcune figure “di genere” nel basso: sulla sinistra la madre che si volge rapita a guardare mentre trattiene in braccio un bambino, due figure ben disegnate in un gruppo che ricorda la scuola bolognese; nel centro i soldati in ricchi abiti con belle pieghe mentre sulla testa luccica l’elmo sobriamente disegnato e colorito.

IL TABERNACOLO 

       Tabernacolo in marmo dell’altare maggiore

 

A SINISTRA ALTARE MAGGIORE


Per dare una completa rispondenza liturgica e devozionale alla Chiesa, la Venerata Statua di Maria SS. del Carmine è stata posata sulla “macchina” usata per il trasporto, durante la solenne processione.

 

 

 

A DESTRA ALTARE MAGGIORE

Vano che conduce alla sacrestia contenente antiche iscrizioni marmoree ed ex-voto.

 

 

 

PARETE INTERNA DELLA FACCIATA

Vi si nota l’affresco del Troppa deteriorato dal tempo, rappresentante l’agonia nell’orto dei Getsemani.

SACRESTIA


Nel vano antecedente alla Sacrestia vi sono alcune lapidi, tra le quali emerge quella apposta per riconoscenza a papa Pio X. Nell’interno della sacrestia, tra le altre, una piccola e pietosa lapide:

 

“ALTARE PRIVILEGIATO PERPETUO
PER I DEFONTI
CELEBRANDOSI UNA MESSA
LIBERA UN’ANIMA DAL PURGATORIO
CONCESSO DALLA SANTITA’ DI N· S·
P· P· GREGORIO XVI CON BREVE
DEI 11 GENNAIO 1839″

E’ la reminiscenza del grande Gregorio e il ricordo anche del Carmelo per il quale coloro che muoiono con lo scapolare vanno al Purgatorio per ascendere nel primo sabato successivo al Paradiso. Purtroppo sono andate perdute le più importanti lapidi, quelle che ricordavano i notabili di Trastevere che furono seppelliti in sant’Agata: Asdrubale Tedaldeschi (1565); Antonio Verardi (1368); Antonio Franzoi (1379).

IL CAMPANILE

Sobrio campanile a vela con due campane. Una di queste ha particolare importanza perchè è stata fabbricata da un fiammingo nel 1551 ed è denominata “Agostino”. E’ alta 50 cm e reca la seguente iscrizione a caratteri latini: AVGVSTIIN BEN IC GHEGOTEN VAN JACOB WAGHEWENS INT IAAR ONS HEEREN MCCCCCLI.
E’ decorata con quattro medaglioni oramai consunti e nei quali il Tani credette di ravvisare episodi del Nuovo Testamento.